Quando venni deportato

Difficile ricostruire cosa sarebbe successo se, nel 1958, non fossi salito su quella nave francese.

Il trasloco quantistico

 Insomma, sul trasloco come sistema fisico interagente aspetto che sia qualcuno più preparato di me a pronunciarsi; tanto si potrebbe invece dire sulle sue implicazioni psicologiche, ma tanto è già stato detto, e molto potrebbero dirne altri che per il momento non ne hanno parlato. Non è quindi mia intenzione aggiungere granchè sull'argomento, salvo, forse, il fatto che i ritrovamenti (di oggetti, fotografie, attrezzi, ammennicoli) che caratterizzano ogni trasloco che si rispetti mi hanno spinto a traslocare su questo blog varie cose che probabilmente avrei pubblicato su facebook. Cose di scarso interesse generale, per lo più.
 Quale rifugio migliore di un blog (e questo in particolare, tutto sommato, ha una sua storia non trascurabile) per analizzare le proprie macerie? Un'emanazione psichica nei paraggi della quale chi capita da queste parti è bene accolto, ma nella quale mi trovo benino anche da solo.
 Non voglio dilungarmi oltre per non mettere in difficoltà gli utenti fb (perchè è noto che l'utente fb medio-evoluto sopporta statisticamente la lettura di 8 fino a 12 righe, dopo si rompe e passa ad altro). Metto questa foto, della quale mi occuperò la prossima volta.

boh #001

 Si possono fare molte ipotesi su questo edificio. Tutte indistintamente suffragate dal fatto che non ho indicazioni nè temporali ne geografiche al riguardo, salvo per la circostanza che queste foto si trovano insieme ad altre maggiormente identificabili che spaziano fra gli anni '50 ed i primi '70 e fra l'Africa del nord, l'America del sud e l'Europa (sempre del sud)
 Potrebbe essere una scuola, una chiesa, un auditorium, una palestra, un deposito di armi.
 Ciò che appare più evidente da diversi particolari è che non è ancora finito; ciononostante l'edificio è già frequentato da ragazze (vedi ingrandimento in basso). Invece che da nerboruti operai,come logica vorrebbe.