giovedì 30 dicembre 2010

CONTINUA (4)

(da qui)

Ho trovato la foto.
Eccola:

era in uno scatola dove tengo foto scattate da me durante concerti jazz alla fine degli anni '70. Non ricordavo di averla messa lì.
Però, caspita.
C'è un problema. Quando decisi di mettere la foto su FB notai che c'era la data scritta a mano sul retro della foto. Sarebbe fondamentale sapere la data della cresima, solo che non c'è più. Voglio dire che sul retro della foto non c'è scritto niente. Evidentemente questa è un'altra copia, e la foto con la data chissà dov'è.
Ma forse ci arriviamo in un altro modo.

Come molti sanno, il sottoscritto si è sposato una dozzina di anni fa, con la moglie con la quale ancor oggi convive. Dato che decidemmo di sposarci in chiesa, con rito cattolico, ci dovemmo procurare alcuni documenti aggiuntivi, fra cui il certificato di cresima.

Divagazione: è da molto tempo che vorrei raccontare alcune cose relativamente a certi problemi burocratico-religiosi che sorsero una volta deciso di sposarci, e mi riferisco specialmente ad alcune vessazioni di cui fui oggetto da parte dell'Inquisizione (anche se non si chiama più così, ma Sant'Uffizio, o Congregazione per la dottrina della Fede). Il fatto che un personaggio come il sottoscritto, notoriamente ed evidentemente semi-ateo, volesse sposarsi in chiesa, fu forse visto con sospetto. Ne riparleremo.

Ma torniamo al certificato della cresima.
Quello di mia moglie fu facile ottenerlo, dato che si era cresimata qui a Roma. Per quanto riguarda il mio, un'amica di famiglia di Milano mi fece la cortesia di richiederlo alla parrocchia in questione e me lo spedì.

Quindi sicuramente è qui, in casa. Bisogna trovarlo.

(continua)

martedì 28 dicembre 2010

CONTINUA (3)

(da qui)Ero il Gran Sassofonista Di Corte in qualche reame del centro europa. Il Re in persona mi aveva incaricato, per celebrare il suo centoventesimo compleanno, di comporre una suite da suonare alla sua festa. Mi avrebbe accompagnato una sezione ritmica che aveva contrattato personalmente, di cui non mi disse però i componenti; sarà una sorpresa, aggiunse.

In una scena successiva sto finendo di scrivere la suite: una cosa ispirata a A Love Supreme però costituita da Preludio, Improvvisazione su Madrigale, Tango e Fuga.

Mi vedo poi il giorno del compleanno del Re sul palco predisposto di fronte al trono e alla tribuna dei dignitari; fra le grida entusiastiche del pubblico ci sto dando dentro col mio sax contralto, il pianista butta qui e là degli accordi discreti, il bassista è potente e incisivo, sento alle mie spalle la batteria che incalza, ma comincia a incalzare un pò troppo, il tempo diventa insostenibile, perdo il controllo della situazione, il volume del rullante e della grancassa diventano sempre più forti, mi sveglio per il fracasso.

Fatto sta che, prima di accorgermi che si trattava dei battenti esterni della finestra della stanza da letto, che, chiusi male, venivano agitati dal vento, mi vedo che dò la mano a Art Blakey alla fine del concerto e mi dice: "pare che ci rivedremo per la cresima del nipote del Re, sembra ci sarà un altro concerto".

Questo è un sunto, il sogno completo lo pubblicherò un'altra volta. Se non credo nei segni del destino, figuriamoci nei sogni premonitori.

A questo punto però il ricordo della famosa foto è riaffiorato.

Un paio di giorni dopo, acceso il fuoco nel caminetto, vedo quel numero di Musica Jazz e comincio a sfogliarlo in poltrona.

Per farla breve, finisco sulla tradizionale recensione della stampa estera di G.M.Maletto e apprendo che sul sito online di DownBeat vengono pubblicate articoli ed interviste storiche; fra queste, intervista ad Art Blakey.

Parentesi.

Al ritorno a Roma mi accorgo di non avere più con me la rivista, pur sapendo con certezza di averla messa in valigia. Se essermela ritrovata inaspettatamente poteva essere una incitazione del destino ad approfondire, il fatto che sia probabilmente rimasta nelle Marche, come lo devo interpretare? Ad ogni modo, non avendo più a disposizione il testo, andrò a memoria cercando di essere preciso (*).

Chiusa la parentesi.

Maletto riporta un brano nel quale Art parla di una conversazione col sassofonista Don Byas, nella quale lo redarguiva per il suo stile di vita autodistruttivo; tra l'altro Art dice che Don Byas aveva passato i sessanta anni, a quell'epoca. Qui c'è qualcosa che non va nel suo ricordo, dato che Byas, nato nel 1912, morì nel 1972. Diciamo che poteva aver passato i cinquanta. Comunque: dove avviene questo dialogo fra i due musicisti? seduti in certi giardini a Milano.


La foto della cresima non l'ho ancora trovata.



(*) Non è però la memoria la mia dote più evidente. Se qualche visitatore casuale e jazzofilo avesse la rivista in questione, potrebbe essere così gentile da confermare o correggere ciò che ho scritto?

(continua)

CONTINUA (2)

(da qui)Qualcuno crede ai segni del destino?

Io no.

Detto questo, una breve premessa a ciò che ho scritto nel precedente post (*) nel quale faccio riferimento ad una foto della mia cresima, avvenuta a Milano, all'incirca nel 1967.
Circa una settimana prima di Natale mia moglie ed io facciamo le valigie con l'intenzione di abbandonare la capitale ai suoi isterismi consumistici e recarci in campagna, nelle Marche, per sopravvivere alle feste in stato di solitudine controllata (cioè in due).
Giungiamo a destinazione; al momento di disfare le valigie mi accorgo della presenza, in mezzo a qualche libro che mi ero portato dietro, di una rivista, Musica Jazz, gennaio 2010. Avevo smesso di comprare Musica Jazz da 2 o 3 anni, ma non ricordo bene per quale ragione mi ero procurato quel numero, quasi un anno fa, forse per vedere il passaggio al nuovo editore cosa aveva comportato. Quello che ricordo è che, dopo pochi giorni dall'acquisto, la rivista sparì, probabilmente fagocitata nella bolgia che regna ormai incontrastata nel mio studio. Ad ogni modo, visto che l'avevo ritrovata, o che mi aveva ritrovato, tanto valeva leggerla, e l'ho messa lì sul comodino vicino al letto.

Fredda, quella prima nottata dalle parti di Camerino. Soprattutto vento freddo.


(*) so benissimo che le premesse andrebbero fatte prima; diciamo che è una licenza prosastica

(continua)

lunedì 27 dicembre 2010

CONTINUA...

Tutto cominciò quando, parecchi mesi fa, pubblicai su facebook una foto scattata il giorno della mia cresima. L'iniziativa ebbe un discreto successo, raccogliendo svariati commenti specialmente da parte della mia sotto-rete di cugini. La foto aveva effettivamente degli aspetti interessanti, forse anche comici, e le espressioni di alcuni dei personaggi raffigurati erano intriganti. El Gloria, mio cugino d'oltreoceano, propose di prendere spunto dalla fotografia per scrivere una serie di post nei quali, a turno, avremmo interpretato il pensiero di ognuno dei ritratti nella foto al momento dello scatto. Osservò, tra l'altro, fra i personaggi per cosi dire secondari (ed io non l'avevo mai notato), la presenza di Art Blakey, forse casuale, ma indiscutibile. Trovai interessante il fatto che il celebre batterista fosse presente alla mia cresima, anche se all'epoca (dovevo avere circa 10 anni) la mia conoscenza del jazz si limitava all'ascolto di alcuni LP che avevo in casa, specialmente gli Hot Five e Hot Seven di Louis Armstrong. Ci mise poco El Gloria a spedirmi il primo dei post, partendo ovviamente proprio dal fondatore dei Jazz Messenger. Lo riporto, sommariamente e liberamente tradotto dal castigliano:


Passo davanti alla porta della chiesa mentre cerco di arrivare all’indirizzo che mi ha dato il portiere dell’hotel, dopo avergli dato 5000 lire, credo che se ne sia approfittato, ma non importa, sono passate troppe ore dall'ultima dose e devo risolvere urgentemente; passando vedo un gruppo che attira la mia attenzione.È evidente che è appena finita una cerimonia religiosa (per lo più gli italiani sono cattolici) e qualcuno davanti al gruppetto sta per scattare una fotografia. Nel gruppo osservo (l'astinenza mi esaspera i sensi, lo so, e tendo a diventare paranoico e cospirativo) un ragazzo, di circa 8 o 10 anni, è al centro ed oggetto del gruppo, intorno a lui, ci sono una coppia di mezza età, evidentemente i suoi genitori, la donna col cappello bianco ha un aspetto distinto, al lato sinistro del ragazzo c’è una bambina, più o meno della stessa età, con un sguardo minaccioso, complice con la macchina fotografica di fronte di lei, sembra dire “ho grandi piani, veramente grandi piani e nessuno potrà impedirmeli”. Un po’ oltre la bambina c’è un ragazzo dai lineamenti molto pronunciati, ci faccio particolarmente caso perchè si direbbe una versione di Franz Kafka ma con un sorriso di sfida, alla destra del bambino (che ha una specie di benda legata sulla fronte, mi ricorda i giapponesi in fase di assalto sulle spiagge di Iwo Jima, immagino che sia parte dei misteriosi riti cattolici), dicevo, alla destra c’è un sacerdote, è interessante il sacerdote, è un uomo giovane ma dall’atteggiamento fermo e deciso, e non smette di osservare il Giovane Kafka, col suo sorriso di sfida, un sorriso che posso attribuire a un futuro militante maoista. Sudo, fa fresco ma mi sembra di bollire, e il mio cervello continua a sviluppare trame fra i personaggi davanti a me, e ad un certo punto smetto di vederli per quello che sono, semplicemente una famiglia in posa per una foto, e diventano protagonisti di un thriller. Li vedo ed ascolto la loro musica, quella emessa da ognuno di loro. L'ultimo personaggio è il fotografo. La sua faccia mi sembra familiare, ma non viene dal passato, non capisco da dove. Tremo, le mani mi tremano, tutto il corpo. Il tizio che sto aspettando non appare ed ho la nausea, ho bisogno di quella dose per suonare stasera. Torno a guardare il fotografo e scopro qualcosa di inquietante. La sua faccia. La sua faccia è estremamente simile a quella del ragazzo con la fronte bendata. Ma non per una familiarità parentale (per differenza d'età poteva essere il fratello maggiore), era una sensazione fastidiosa, come se il fotografo fosse lo stesso bambino ritratto. Inspiegabile. Improvvisamente mi ricordo di una notizia ascoltata da qualche parte, o letta su qualche giornale magari scandalistico: “il Dottor Mengele per incarico di Hitler, nella sua ricerca per ottenere “il super uomo”, aveva effettuato esperienze di clonazione di esseri umani”


Il testo aveva indubbi motivi di interesse: toccava alcuni punti sui quali avevamo discusso nelle nostre chat transoceaniche; soprattutto, il fatto di aver entrambi sviluppato nel tempo, per farci rappresentare nelle molteplici realtà di internet, personaggi diversi a seconda dell'ambiente (facebook, flickr, i nostri blog); e come ciò dimostrasse, alla fin fine, che entrambi siamo affetti da una strisciante forma di schizofrenia. E poi c'era un ritorno di certe sensazioni che avevano dato luogo a quel post "sono sempre stato fotografo".

Però.

Alcune cose non mi convincevano, prima fra tutte il fatto che Blakey potesse essere in crisi di astinenza. Mi sembrava di ricordare che avesse risolto definitivamente la dipendenza dalla droga dopo il viaggio di "rigenerazione" in Africa, verso la fine degli anni quaranta. Cioè una ventina di anni prima della mia cresima...; e poi l'aspetto di Art in quella foto è poco credibile, giacca e cravatta, quando le sue foto lo ritraggono con magliette sportive durante i concerti, ed i capelli non sembrano crespi come avrebbero dovuto essere; mi viene in mente la prima parte del film su Malcolm X, nel quale si racconta come era diventato di moda fra molti neri stirarsi i capelli per farseli diventare lisci, a costo di trattamenti anche piuttosto dolorosi; ma ciò si riferisce ad un periodo precedente, e poi Art Blakey non mi sembrava il tipo. Rimaneva l'espressione frettolosa ed inquieta, ma non era abbastanza per ricamarci sopra qualcosa. Erano pedanti pignolerie, lo ammetto.Mi accorsi che in realtà la mia svogliatezza nello sviluppare qualcosa partendo da quella foto, aveva una ragione più profonda: il mio rapporto col passato, in quel momento, non mi permetteva di affrontare serenamente la cosa, ed alla fin fine doveva trattarsi di un'attività ricreativa, non di una seduta psichiatrica. Il progetto finì in un cassetto del mio portatile, El Gloria trovò altri argomenti da suonare con la sua visionaria creatività.

Ma.

Qualcosa è successo, ultimamente; un paio di fatti che mi hanno spinto a riconsiderare questa storia. Raccolgo le idee e ne riparliamo la prossima volta.

Ah, la foto della cresima, la sto cercando per riscannerizzarla.

(continua)

venerdì 19 novembre 2010

Appello alle coscienze

+
= ?

Non ci vuole molto a fare 1 + 1, o no? La vogliamo smettere di creare difficoltà a chi combatte la camorra?

lunedì 1 novembre 2010

Nada//Nulla: riunione al vertice; si prepara la risposta

Il nuovo video El tiempo elastico apparso su edudreidemie.blogspot.com ha suscitato malcelato interesse nel mondo del cortometraggio sudamericano. La redazione di Nada//Nulla Productions, (eccezionalmente riunita sullo stesso lato dell'Atlantico) sta preparando un video di risposta che verrà pubblicato quanto prima su Nada. Per il momento siamo in grado di anticipare alcune immagini di El Gloria e Milo Temesvar, nei costumi di scena, poco prima delle riprese e durante.



Anche un importante ritrovamento durante una pausa delle riprese:

giovedì 7 ottobre 2010

Non ci andare, è un agguato!


L'omino di StreetView è indeciso sul da farsi: ha ricevuto una comunicazione dall'Agenzia delle Entrate



Il recente post su Inestetismi, mi sollecita una domanda tipica da uomo della strada (come quello della foto) e quindi la esprimo: quanto il rapporto fra l'uomo e le istituzioni è condizionato dagli ancestrali sensi di colpa del cittadino? e quanto le istituzioni ne sono consapevoli (e ci giocano)? parecchio, direi (mi rispondo da solo, nell'ipotesi che nessuno lo faccia).

Come Josef K. che nel Processo ignora il contenuto dell'accusa, il contribuente riesamina il suo passato per trovare la sua colpa, che DEVE essere da qualche parte.

sabato 2 ottobre 2010

S.P.Q.R.


Sono Poche Quattro Ricotte !
(C.B.)

martedì 21 settembre 2010

Pensiero debole


Quando rilevarono le impronte digitali a mia moglie V. rimasi piacevolmente sorpreso dalla tecnologia che aveva invaso il vecchio Commissariato di via Ach; non più macchie indelebili sulle falangi, ma un efficiente scanner ottico sul quale andavano appoggiate le dita, una per volta.
E così quando, passate 3 settimane, torno per il ritiro del passaporto di V., munito ovviamente di delega, entro nel Commissariato parecchio ben disposto, devo dire, nei confronti delle forze dell'ordine e delle istituzioni in generale.
La sala d'aspetto è relativamente affollata; mi presento al piantone per comunicargli lo scopo della mia presenza ed egli mi gratifica di una striscia di carta con stampato su:

PORTO D'ARMI - PASSAPORTI - LICENZE DI CACCIA
- 01 -

Soddisfatto del mio numero d'ordine 01, mi accomodo assieme agli altri avventori, pensando che fossero tutti in coda per altri uffici. Mi ricredo quasi subito, avvertendo dai borbottii dei presenti che erano tutti diretti all'ufficio passaporti. A quanto pare da parecchio tempo è dentro il numero 5 e sembra non aver nessuna intenzione di uscire. Chiedo in giro quali numeri hanno i presenti; risposte: 10, 14, 8, 11, 6, ecc. Interviene una signora spiegandomi che è diversi giorni che torna per una stessa pratica ed ha capito che l'ufficio passaporti chiama "secondo una logica tutta sua", ma che dopo il 14 sicuramente si sarebbe ricominciato col n°1. Nell'attesa, intanto, uno o due persone rinunciano ed escono. Entra un signore, che ritira il suo numero e, aggregatosi ai presenti, esprime alcune considerazioni sul fatto che chi deve solo ritirare il passaporto, come lui, dovrebbe fare una fila separata rispetto a quelli che devono espletare la pratica della richiesta del medesimo, che è molto più lunga. Concordo con lui, ma gli faccio notare che vi è un unico addetto che si occupa di licenze varie e passaporti e quindi fare due file separate evidentemente non è possibile.
Esce il numero 5 fra il sollievo generale ed entra il 6. Da questo momento il tutto subisce una leggera accelerazione, dato che alcuni devono solo ritirare il passaporto già pronto. Si arriva al 12. Conto quelli che che erano già presenti al mio arrivo. Praticamente uno solo, il 14. Esce il 12. Viene chiamato il 13. Si alza il signore che era arrivato poco dopo di me e si avvia, scocciatissimo di aver dovuto aspettare così tanto, verso l'ufficio. Ohibò. Mi chiedo: vuoi vedere che uno dei tizi che ha rinunciato ha restituito il suo numero (13) ed il piantone lo ha assegnato al primo che è entrato successivamente? Grave errore, mi dico, in questi casi bisognerebbe scrivere un doppio indice, cioè una prima colonna nella quale sono incolonnati i numeri distribuiti, che a questo punto identificano semplicemente il singolo avventore, ed una colonna affiancata nella quale viene vergato l'effettivo numero d'ordine nella fila delle persone in attesa. Ma un errore può sempre succedere, aggiungo comprensivo.
E' dentro il 14. Esce il piantone che con aria efficiente chiede ad una signora di mezz'età qual'è il suo numero. Quattro, risponde la signora di mezz'età. Allora mi dia il 4 che le dò il 2, dice il piantone, così "ricominciamo con ordine" (il 2 evidentemente era stato restituito da un rinunciatario); dopodichè chiede all'altra persona in attesa, una signora anziana, che numero ha: 3, risponde la signora anziana. Bene, esclama il piantone, lei è fortunata, tre è il numero dell'amore!. E dopo questo motto di allegria, si allontana soddisfatto verso il suo gabbiotto.
L'hai fatto la SECONDA volta! Ma allora sei CRETINO! esclamo mentalmente. A parte il dato, che non so da quale enciclopedia tu abbia attinto, che il 3 sia il numero dell'amore, ti rendi conto che hai aprioristicamente fatto in modo che la signora anziana venga sopravanzata dalla signora di mezz'età?
Mi sorge un dubbio: il piantone avrà applicato letteralmente il suo ruolo sociale? Cioè, l'appartenenza alle forze dell'ordine ha come prerogativa quella di forzare l'ordine di una fila?

mercoledì 15 settembre 2010

La Cena (phase four and five)

(qui la phase three)

Eventali ulteriori commenti QUI

giovedì 9 settembre 2010

La Cena (phase three)

(qui la phase two)

Terza parte: si tratta in realtà di una extra-sequence, che all'epoca non fu inserita nella versione ufficiale del film, dato che la ECM si oppose all'utilizzo di un proprio disco nella colonna sonora. Sono evidenti, nell'inquietante presenza dei piccioni, le allusioni a Pasolini e Hitchcock.

lunedì 6 settembre 2010

"riposare sugli allori"

si, le idee le abbiamo

non capisco perchè non otteniamo trionfi

le nostre catastrofi sono la base della creatività
qui si dice "riposare sugli allori"
"descansar encima de los laureles"
applicabile a chi ottiene troppi trionfi
e poi non ha più voglia di inventare nulla
questo a noi non succederà

allori=laureles
le foglie che si mettono sulla testa dei Cesari
e in certe salse di pomodoro
interessante parallelismo
strano che Plutarco non ci abbia pensato

certo, un parallelista come lui

domenica 5 settembre 2010

Tomus Expectandum

avrai visto in qualche documentario
che intorno al Colosseo ci sono dei tizi vestiti da antichi romani
che si fanno fotografare con i turisti
ovviamente hanno la panza
terza età

bene, lo sai
se ti sembra il caso vengo in Italia e mettiamo su una piccola impresa

si, potremmo fare concerti di musica romana antica
tanto
cosa ne sanno?

"ma gli antichi romani facevano musica con computer e armoniche??
avevano una cultura molto avanzata..."

oppure
organizzare dei readings
tu suoni la lira
ed io declamo testi di Tom Waits tradotti in latino

non sarebbe niente male

Tom Waits="Tomus Expectandum"

sabato 4 settembre 2010

Ernia Il Gladiatore

iuuuuhuuuuu??
come vanno le cose a Roma?
il Colosseo?
ci sono corse di quadrighe oggi?
sacrifici umani?
la crisi al Senato?

sacrifici sempre
Alla crisi sono talmente abituati che non ci fanno più caso
Il Colosseo sono diversi mesi che non lo vedo
ma proprio ieri c'erano corse di quadrighe in tv

ah, bene
Ma non hai pensato di diventare gladiadore?

con la mia ernia?

Ernia, Il Gladiatore

categoria Senior

potresti partecipare a terribili gare per vedere chi fa pipì più lontano

categoria Prostatici

certo
Potrebbero esserci anche combattimenti col bastone
lancio di protesi dentali

corse sui 110 ostacoli senza occhiali
pericolosissime

che gare interessanti

giovedì 2 settembre 2010

small night music

(di El Gloria)

(da ascoltare in sottofondo)


come ti è sembrata la musichetta?

qualcuno ha lasciato un commento (su Nada)

un tale flogger

blogger+frog?

l'uomo rana

non so perchè batman ha avuto tanto successo
e anche spider man
ma l'uomo rana
niente

chissà

non posso credere che sia per un fatto estetico
il pubblico non può essere tanto superficiale

noo
oltretutto un super eroe che elimina senza pietà mosche scarafaggi e zanzare doveva essere ben accetto dal pubblico

forse, ma solo forse
non appare molto elegante per il fatto dei saltelli


e la voce un pò ripugnante?
però col doppiaggio...

ma un super eroe che fa suoni simili a rutti in italiano...

si,
capisco
un rutto in italiano o in inglese non cambia molto
forse in francese...

film di classe B, Flogger The Frogman, con Milote Milo Temesvar e Michelle Pfeiffer
forse riesci a fare in modo che il cattivo sia interpretato da Mickey Rourke
che anche lui è in decadenza
e forse potresti salvare Michelle da una scena di stupro
e lei si innamora di Milote


la Pfeiffer nel ruolo di ranocchia-woman

The Old WomanFrog
il problema potrebbe sorgere se dovesse ricordarsi di 9 settimane e mezzo
e il povero Floggy non riesca a salvare Froggyoldcat


solo perchè lei preferisce the oldRourke-Man?

The OldRourkeAnabolicMan

non so perchè, ma non riesco a entusiasmarmi con questo progetto

Flogger The Frogman, seduto sul ramo più alto di un baobab, lamentandosi del suo triste destino, mentre vede LadyFrogLady e Anabolicman andarsene nel vicolo ridendo
Flogger The Frogman lancia la sua lingua potente e cattura, vendicativo, un grillino que cantava una serenata d'amore alla coppia felice
Flogger The Frogman, si gira e si alza in tutta la sua statura emettendo un poderoso CROAAAAAAACCC!!!,
salta e si allontana nella notte
titoli di coda con musica, e una scritta che dice
TO BE CONTINUED??

il sequel di una cagata deprimente...
ho dei dubbi che possa avere molta fortuna

forse invece del sequel, si può fare il prequel, che è tanto di moda
FROGGMAN BEGINNING


certooo
lui era un principe
no
ERA PRINCE
e in seguito al bacio della nonna di Michelle Pfeiffer...

e suonava funk

certo

che era di colore

questo non lo so
può essere

...diventa una rana

non è meno spiegabile che Prince diventi una rana del fatto che la nonna di Michelle Pfeiffer fosse di colore
sono i Fatti Misteriosi Della Vita di qualunque super eroe


si, va bene
però
il prequel spiegherebbe ciò che segue:
per tornare a essere Prince
l'orribile rana deve accoppiarsi con la nipote della nonna di M.Pfeiffer
e cioè
con M.Pfeiffer

che è ciò che alla fine stavamo aspettando
LA SCENA DI SESSO FRA MICHELLE PFEIFFER E MILOTE VESTITO CON UN COSTUME DI LATTICE VERDE


praticamente un enorme preservativo
verde
(sesso sicuro)

certo
è importante il messaggio che vogliamo rivolgere alla gioventù


si,
sempre che non proibiscano il film ai minori di 40 anni

giovedì 26 agosto 2010

La Cena (phase two)

(qui la phase one)

in questa seconda parte la vicenda si vivacizza, con parecchie scene di azione

La Cena (phase one)

La recente uscita nelle sale dell'opera prima di un autore di Mendoza (qui: http://edudreidemie.blogspot.com/2010/08/pier-paolo-dreidelini.html) mi ha ricordato l'esistenza di un cortometraggio risalente alla metà degli anni 90, che da tempo giaceva inutilizzato nella mia collezione. Lo riproporrò in questa sede in forma semi-integrale, divisa in cinque capitoli.


L'allora sconosciuto regista Sandrito Ferri Romero Alonso, sulla base degli scarni appunti di uno sceneggiatore che preferì rimanere nell'anonimato, produsse in poche ore un corto influenzato per certi versi dal Pranzo di Babette, e per altri da La Terrazza di Ettore Scola, anche se analisi critiche successive evidenziarono suggestioni stilistiche del Cronenberg di Naked Lunch.


La vicenda è facilmente riassumibile ed ispirata ad un fatto vero: due esponenti della media borghesia romana, Milo Temesvar e la futura moglie Contessa Marianna Olga organizzano una cena per un gruppo di amici; gran parte delle riprese riguardano la preparazione dell'evento, al quale si accenna solo nella seconda metà dell'opera; volendo probabilmente trasmettere il messaggio secondo il quale, in molti casi, ciò che importa sono i preliminari.


Il regista si avvalse di attori presi dalla strada (evidente riferimento al neorealismo): in particolare i due interpreti principali furono scelti sulla base di una supposta somiglianza fisica con i veri Contessa e Temesvar.


Vi propongo quindi la prima parte, nella quale i tradizionali titoli di testa sono sostituiti dal progressivo e muto apparire degli ingredienti protagonisti.



mercoledì 25 agosto 2010

A BRAND NEW BLOG

E' stato istituito da pochi giorni un blog al quale auguriamo la massima fortuna:


nato da una semplice idea di Jeremy Icons, si propone di diventare una raccolta di

autoritratti di bloggers;

chiunque si consideri un blogger è invitato a esporre un proprio autoritratto, non necessariamente fotografico; può essere anche disegnato, cantato, cucinato...

giovedì 12 agosto 2010

"Buenos Aires c'ést la merde"

ok
prima di andartene, cosa mi dici di calle Juncal all'incrocio con Uruguay?
dovrebbe essere un posto ben collegato
facile arrivare all'Avenida Rivadavia


diciamo che è un quartiere raffinato
elegante e caro
però è a circa 18, 20 isolati da Rivadavia
c'è molto collegamento Est-Ovest però sul lato Nord della città
cioè sul lato sbagliato
pensa a Rivadavia come una lunga linea che divide a metà la città
che è più o meno di forma pentagonale
il problema dei collegamenti in questa città è che quello che si chiama "centro" non è nel centro
ma su uno dei lati del pentagono
quello a Est

ok

e da lì parte Rivadavia
però a quel "centro" arrivano tutte le linee di metropolitana e di treni
come fossero raggi
allora la comunicazione Est-Ovest è sempre buona
ma la comunicacion Nord-Sud, no
e tenendo conto che molte di quelle ferrovie vanno in superficie
diventano insormontabili barriere urbanistiche
Le Corbusier lo aveva già detto nel 1930
"Buenos Aires c'ést la merde"
lui davvero propose che la soluzione al problema urbanistico di Buenos Aires era la dinamite
magari non in questi termini ma credo che l'idea fosse quella

vivendo a Parigi si era abituato bene
ma se fosse nato a Roma
bah

"Rome cést la merde"

mi sembra che OGGI cestlamerde

si

lunedì 2 agosto 2010

E mentre Milo làtita (sensi di colpa), i nostri eroi...

Be a Matrix people by a day

venerdì 25 giugno 2010

Non ci fidiamo

«Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell'anima. Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste in quanto deve ancora essere, e il presente è solo un istante
inesistente di separazione tra passato e futuro.»
(Sant'Agostino)

Agostino nacque in Africa, figlio del consigliere municipale di Tagaste, diventò in seguito patrono di diverse località fra le quali Cassago Brianza e Ostia. Una sintesi magari un po' incompleta della vita di questo fondamentale pensatore, poi vescovo e santo; ma, se ci si pensa, più che sufficiente per accompagnare la massima su esposta, nella quale il filosofo mette in discussione il concetto di tempo.

Un pensatore lombardo nostro contemporaneo, SuperG, interviene sull'argomento in una delle sue memorie (su inestetismi.blogspot.com) a seguito del mio intervento nel quale asserivo di non fidarmi degli orologi. L'autore (fondatore a suo tempo, tra l'altro, del gruppo No Chrono, col quale su Facebook promulga la sua teoria sul tempo applicandola in ambito sportivo) descrive in forma di parabola un episodio attraverso il quale credo voglia trasmetterci questo concetto: non è il caso di fidarsi nemmeno dei calendari. Trovo la problematica alquanto interessante, e comunque più complessa rispetto al problema degli orologi; un'osservazione che posso fare è che la tendenza dei calendari (parlo di quelli da parete o da tavolo) a cambiare con una determinata frequenza giorno, o mese (a seconda della loro tipologia) ha comunque bisogno della collaborazione umana; secondo il mio modesto parere questa tendenza dell'uomo moderno a strappare il foglietto, o girare la pagina del proprio calendario con una certa regolarità, non è altro che un ulteriore aspetto dell'ansia consumistica che ci corrode.
Uno dei tanti automatismi dei quali, ormai incosapevolmente, siamo rimasti prigionieri.

giovedì 24 giugno 2010

Non mi fido

Non mi fido degli orologi.
Cambiano idea in continuazione.

domenica 13 giugno 2010

Il Mito Della Piuma

(di Milo Temesvar)

Molti ricorderanno i titoli di testa di Forrest Gump, la sequenza della piuma che, staccatasi probabilmente da qualche pennuto in volo, dopo una serie infinita di circonvoluzioni, atterra, mi sembra, nelle mani di Tom Hanks. Metafora della vita, secondo molti, scena di poesia ineguagliabile, secondo altri, salvo ricredersi apprendendo che la sequenza era stata ottenuta interamente in computer-grafica.



1964: Il ritorno

Un bambino di sette anni (il sottoscritto, del quale parlerò in terza persona) e sua madre affrontano un viaggio attraverso l'atlantico che non possiamo non definire epocale.
Il tragitto che nel 1958 una nave battente bandiera francese aveva intrapreso, salpando da Buenos Aires, per portare una giovane famiglia in Italia, veniva ripercorso all'indietro, sei anni dopo, in aereo; per essere precisi in due aerei, la prima tratta da Linate a Roma a bordo di qualcosa che andava ad elica, in mezzo ad una furiosa tempesta, ed il secondo, un jet che in capo a 6 o 7 tappe di atterraggi e decolli in aeroporti europei, nordafricani e brasiliani (possiamo citare Madrid, Dakar, Recife, Rio) e 27 ore di volo, si posò su una qualche pista di Ezeiza (anche se non posso dire con certezza che all'epoca si chiamasse così) dando inizio a 3 mesi fondamentali nella vita di un ragazzino che decenni dopo scoprì di essere Milo Temesvar, ma allora veniva identificato anagraficamente come Alejandro Daniel, per quasi tutti semplicemente Sandro o Sandrito a seconda dell'emisfero.
Vorrei precisare, a parziale giustificazione di quanto narrerò, che probabilmente il clima di attesa che si era creato in decine di parenti nei riguardi di Sandrito, si è concretizzato dopo il suo arrivo in un indicibile quantità di affettuose attenzioni nei suoi confronti, che pare abbiano determinato nella mente impreparata del medesimo una vera e propria regressione psichica; quella che negli adulti può essere provocata da traumi o ipnosi, in Sandrito si produsse naturalmente.
Uno dei pochi casi di bambino con regressione infantile.
Questo fatto è suffragato da testimonianze che si sono tramandate nel tempo, e anche da episodi indiziari; forse il più eloquente è questo:
Sandrito entrò subito in sintonia col cugino Gus, adeguandosì mentalmente e senza sforzo ai suoi 4 anni di età; vero è che, giocando assieme, inevitabilmente affioravano certe differenze: un giorno, nel corso di una battaglia con soldatini e carroarmatini, Sandrito si rese conto che il cuginetto aveva vissuto nella convinzione che i tedeschi fossero prevalsi nella Seconda Guerra Mondiale. E ciò spiegava anche la troppa facilità con cui Gus aveva accettato di essere a capo delle truppe Nazi, lasciando che Sandrito guidasse la compagine degli Alleati (fu dura convincere Gus che per fortuna le cose erano andate in un altro modo).

Ma è giunto il momento di parlare della Piuma.



Ci sono traumi infantili che vanno rimossi, prima o poi; spesso non è una scelta razionale: certi traumi uno preferirebbe tenerseli, perchè finiscono per diventare, col tempo, l'unico legame con l'infanzia; ma bisogna fare spazio agli ingombranti traumi della maturità, che non sentono ragioni, e si insediano a spallate nella tua psiche, nelle zone più centrali, relegando in periferia tante cose. Delle quali ad un certo momento conviene parlare, renderle pubbliche, prima che vengano spinte fuori, completamente, dai confini della memoria.
La scelta, peraltro suggerita da El Gloria, di fornire due diverse testimonianze degli eventi (vedi la leggenda della piuma), a ben vedere potrebbe risultare ridondante, costringendo il lettore a leggerne due versioni che sicuramente coincideranno nei punti salienti.



Lo zio di Sandrito e padre di Gus disponeva di un auto di dimensioni incomprensibilmente ridotte; credo fosse una Renault Gordini, ma di costruzione argentina, linee arrotondate che si incontravano troppo presto lasciando fuori spazi che avrebbero invece dovuto inglobare. Non so cosa pensasse Sandrito di quell'auto: probabilmente la trovava incongrua impegnata in un traffico, quello di Buenos Aires degli anni 60, costituito soprattutto da catafalchi di origine o ispirazione nordamericana, ed in una nazione in cui, nonostante le periodiche profonde crisi economiche, non è mai mancato lo spazio.
Un giorno si decise di fare una gita nella zona del Tigre, affluente del Rio de La Plata. Stipati nell'auto i genitori di Gus davanti, Gus e il cugino Sandrito con la madre dietro. La gita abortì quando, giunti circa a metà strada, si scatenò un nubifragio estivo dalle tipiche caratteristiche tropicali. Furiosi rovesci d'acqua si abbatterono con violenza sulle incerte superfici della piccola auto, mettendone alla prova le guarnizioni delle portiere e le giunture della carrozzeria, mentre foglie fradicie spinte da turbini di vento si incollavano ai vetri. Dopo una breve discussione si decise che sarebbe stato più saggio tornare indietro, ma il malumore che si era creato all'interno dell'abitacolo si trasformò in tensione quando gli adulti si accorsero che l'allagamento delle strade stava raggiungendo livelli preoccupanti, arrivando già quasi al bordo inferiore delle portiere. I bambini accolsero con terrore questa prospettiva, commentando con alte grida e cercando di occupare ognuno il posto dell'altro, convinti che fosse più sicuro del proprio. Ciò non contribuì ad allentare la tensione, dato che si aggiunsero a quel punto le urla e le azioni di immobilizzazione degli adulti nei confronti dei bambini. Si sarebbe degenerato in crisi di isteria con conseguenze difficilmente immaginabili, se non fosse che il temporale cominciò a dare segni di acquietamento e, nel giro di pochi minuti, finì. Il sollievo pervase l'abitacolo e ci si affrettò ad aprire i finestrini per un necessario ricambio d'aria in quello spazio angusto nel quale, si sarebbe detto, non c'era più posto neanche per una piuma.
Ma La Piuma entrò.
Svolazzante con grazia indecisa attraverso i pochi decimetri cubici liberi a disposizione, fu sufficiente a riscatenare l'inferno. Per qualche ragione inspiegabile, entrambi i bambini decisero che era fondamentale entrarne in possesso. Sandrito, ci si sarebbe aspettati, in virtù della maturità dovuta alla maggiore età avrebbe potuto concedere il possesso della piuma al cuginetto, ma (ricordiamo la regressione di cui era stato vittima) se ne guardò bene, e fu necessario da parte degli adulti ricorrere alla violenza per ricomporre la bagarre che si era scatenata.
L'Episodio Della Piuma ebbe conseguenze abbastanza importanti.
Non tanto per il motivo di inimicizia fra i due contendenti, che si risolse a breve (i bambini dimenticano presto); quanto perchè i testimoni della vicenda ritennero necessario, per decenni, tramandarne il ricordo, periodicamente.
Tanto che, a dimostrazione della forza del Mito, alcuni parenti ed amici di famiglia, interrogati sull'argomento, sosterrebbero con convinzione di avervi assistito personalmente.

sabato 12 giugno 2010

La leggenda della Piuma

(di El Gloria)

I
1964

Inverno, penso, forse autunno
Si può immaginare la scena in bianco e nero, ma i colori ci sono
Nel 1964 ho quattro anni, sono un bambino paffuto con la frangetta sugli occhi e i capelli tagliati
con la tazza
Non ero ancora El Gloria, nè tutti quelli che hanno preceduto El Gloria
Ero Gus
Per la prima volta tornava in patria dall'Europa mia Zia Tere, la gemella di mia madre, e veniva
con mio Cugino Sandro, che allora aveva sette anni ed era la grande aspettativa di tutta la famiglia in questa parte del mondo in cui Palito Ortega era El Rey mentre i Beatles ed i Rolling Stones facevano urlare le folle nel resto della Pianeta
Sandro era anche la mia aspettativa, avrei incontrato il cugino con il quale avevo scambiato disegni, per lettera, la prima persona da conoscere personalmente che parlava una lingua diversa, e anche l'unico essere di dimensioni simili alla mia, in una famiglia dove il mio parente più vicino di età aveva 14 anni di più
Fin dall'inizio vi è stata una certa tensione tra lui e me, mi oppresse subito la sua superiorità e
nonostante lui non parlasse castigliano, si accorse che poteva dominarmi, quei tre anni di
differenza stavano giocando a suo favore
Ricordo che una volta, ci accordammo di giocare insieme
A Batman e Robin
Batman era il Mio Idolo
Di più
Niente poteva superare Batman per i miei 4 anni
Giocare insieme era bene, giocare con una altra persona è sempre bene
Solo che ovviamente il ruolo che mi era toccato non fu Batman
Fu Robin
Da lì in avanti tutto il resto è andato storto
Il momento culminante è stata la piuma

II
NSU Prinz

Mio padre aveva una piccola macchina tedesca, il suo orgoglio, una NSU Prinz (vedi http://www.testdelayer.com.ar) un gioiello, anche se un gioiello di dimensioni ridotte
Un pomeriggio freddo e tanta pioggia, siamo andati a fare un giro nella piccola macchina, alla guida mio padre, mia madre al suo fianco, dietro la Zia Tere, Sandro e me.
Girammo per diversi luoghi, ma ovviamente il clima non era tale da uscire dalla macchina ed ai teneri bambini di età breve e molto breve non importa praticamente nulla del paesaggio urbano
e della bellezza nascosta di certe stradine di Buenos Aires dei primi anni Sessanta, anche se
ciò si può estendere a qualsiasi città del mondo, in qualsiasi momento
In realtà i teneri bambini erano stufi del giro in macchina, gli adulti erano stufi dei teneri bambini, in cinque eravamo troppi in quel veicolo così ristretto ed il caldo all'interno tendeva ad appannare i vetri
Per risolvere questo problema è stato dato l'ordine di aprire le finestre, nonostante la pioggia,
(in effetti, la macchina aveva qualche problema di rifiniture, e l'acqua filtrava comunque attraverso le giunture)
Stavamo girando intorno a Plaza San Martin, quando Lei Entrò Dal Finestrino ...

III
La piuma

Immaginate per un momento la situazione opprimente in un sottomarino della seconda guerra
mondiale perseguitato dalle bombe di profondità, l'aria umida e satura, rarefatta, l'acqua che filtra attraverso i giunti delle lamiere, satura di esseri umani in stato di tensione, che temono senza citarlo il loro futuro incerto ...
Bene
Questa è una situazione abbastanza simile a quella vissuta in quel momento all'interno della NSU Prinz modello 62, almeno dal mio punto di vista attuale, quarantasei anni dopo
La situazione è esplosa nello stesso momento che La Piuma è penetrata da uno dei finestrini posteriori della vettura
Fece ciò che fanno tutte le piume
Cadendo lentamente, alla deriva, ondeggiando, cambiando direzione in modo irregolare,
a seconda dei flussi d'aria
Entrambi selvaggi, Sandro ed io siamo saltati uniti per la prima volta dallo stesso impulso,
la cattura della piuma
Un'immagine che può illustrare l'idea di quello che è successo: ricordate, trasmessa in televisione,
una qualsiasi partita dell' NBA, immaginate due atleti neri saltando all'unisono e scontrandosi in aria mentre cercano di infilare la palla nel cerchio, i corpi sudati, i volti trasfigurati, le braccia tese, la lotta dei Titani che danno la vita per quella palla in quel momento ...
Mi ricordo mio padre con una mano sul volante e l'altra gesticolando a caso, cercando di colpire qualcuno dei concorrenti, gli occhi assassini che prendono la mira attraverso l'immagine invertita del retrovisore, gli schiaffi più accurati di mia madre, che pur senza facilità di movimento per la sua posizione nel sedile del passeggero, poteva colpire con maggiore precisione, e finalmente
le tenaglie d'acciaio di mia zia sui nostri capelli ed orecchie, fu colei che effettivamente riuscì
ad immobilizzarci con successo, e probabilmente ad abbattere mio cugino
Mi ricordo che uscimmo malconci dalla vettura, i bambini piangendo e gli adulti a disagio e irritabili, ma sospetto che il freddo e la pioggia erano il male minore in quel momento

IV
Epilogo

(Emergere dopo la sanguinosa battaglia ... rimettere in circolo l'ossigeno... caricare le batterie ...)
Non ricordo altro di quella sera, anzi probabilmente non ricorderei neanche questo episodio,
se non fosse, per qualche ragione che non arrivo a comprendere, che mia madre e mia zia, finchè
hanno vissuto e mio padre ancora oggi, si sono impegnati a riportarlo alla luce sia a me che a mio cugino tutte le volte che è stato possibile e quindi stimo (stimiamo, Milo e me) che La Leggenda Della Piuma deve essere stata un fatto fondamentale nella nostra vita, anche se ancora non ci siamo resi conto in che modo
Ma questa è una cosa che lascio alle generazioni future, se lo riterranno opportuno.

lunedì 7 giugno 2010

Lartigue e la N° 6 - Rimettiamo le cose a posto

Si direbbe che fra Jacques-Henri Lartigue ed il sottoscritto ci siano cose che ci accomunano; e altre no.
Fra le cose in comune, per esempio, entrambi ci dilettiamo a fotografare corse automobilistiche.
Fra quelle non in comune, il fatto che lui sia stato un bambino prodigio; io no (se improvvisamente dovessi diventare un prodigio in qualche cosa, mi mancherebbe comunque l'altra condizione).
Questo sproloquio solo per introdurre questa foto, peraltro già abbastanza conosciuta:



Scattata da Lartigue al Gran Premio dell'Automobil Club di Francia del 1913, non riesce a inquadrare pienamente la Th.Schneider n.6 di Maurice Croquet; per questa ragione la giudicò insoddisfacente, ma anche per altre due ragioni: la deformazione dell'immagine (dovuta come noto all'otturatore a tendina dell'epoca), e l'effetto flou su buona parte della foto, non essendo la tecnica del panning perfettamente riuscita e comunque all'avanguardia in quegli anni. Foto quindi messa da parte, ma che ha conosciuto la gloria a decenni di distanza, come spiegato tra l'altro nel libro L'Errore Fotografico di Clement Cheroux.
Mi sono chiesto se, avendo a disposizione qualche programma di grafica, Lartigue non sarebbe intervenuto cercando di rendere presentabile la foto; l'ho fatto io un semplice tentativo, dando una risistemata prospettica al tutto; i pali sullo sfondo sono venuti storti, ma chi se ne frega.


Mi sono poi chiesto come Lartigue avrebbe fotografato, con la sua ICA reflex 9x12, una competizione dei giorni nostri; rendendo suggestivo il passaggio in velocità di questa Renault Megane alla 6 ore di Vallelunga del 2009.


sabato 22 maggio 2010

Gnocchi alle Termopili (La Storia si ripete)

Accolgo con piacere una nuova testimonianza di vita di El Gloria, con puntuali riferimenti storici.

ieri sera ho cenato a gnocchi al pesto
in questo momento gli gnocchi stanno litigando contro di me, armati con acute spade all'aglio e proiettili di noce
lottando per guadagnare il loro posto per uscire dallo stretto passo

Nell'agosto o settembre del 480 a. C. ebbe luogo, e durò tre giorni, una battaglia della Seconda Guerra Persiana nella quale si confrontarono un'alleanza di polis greche guidate da Sparta contro l'Impero Persiano al comando di Serse I, La Battaglia delle Termopili, nella quale una piccola forza comandata dal re Leonida I di Sparta alla guida di trecento uomini bloccò l'unico passaggio che potevano utilizzare per accedere alla Grecia i trecentomila uomini che appartenevano all'immenso esercito persiano.

un piccolo sfintere e migliaia di gnocchi che cercano di passare nello stesso momento armati di aglio e noci

e solo la forza di volontà per contenerli...
ma sappiamo come finì la storia delle Termopili...

Il Italia il pesto lo mettono generalmente sugli spaghetti, o meglio sulle linguine
anche se alcune persone più caute preferiscono i vermicelli

il vantaggio è che sono più stretti degli gnocchi

martedì 30 marzo 2010

san telmo acid (90bpm)

sonoclip by El Gloria Music&Video

NadaNulla Productions 2010

lunedì 29 marzo 2010

multiple choice - I lunedì della Contessa Barthory


Vero – falso sono due caselle vuote.

In una si metterà una croce che affermerà o negherà un enunciato.

Si usa generalmente negli esami.

Senza caselle stampate e senza croci si userà tutto il tempo finché vivi.

Un educatore mente per vedere se il suo studente gli mente.

Non gli chiede che gli getti delle certezze, con una domanda alla quale la risposta farà onore e la chiuderà in un tutto, con il coraggio e l'onestà di chi si sottomette al sapere coscienzioso; piuttosto lo inizia ai labirinti del rischio e lo tenta alla bugia non enunciata, non creata, non sussurrante e confusa, per coprirsi del suo stato di dubbio eterno.

La cosa sincera del metodo è che benché tutti, compreso il maestro, sappiamo che la consegna corretta è dire sempre la verità, il maestro mente a volte e crede di farlo per una causa nobilíssima: comprovare che l'insegnamento offerto è stato ben ricevuto.

Para intercettare il vantaggio che danno le statistiche che sempre nel loro destino di giustizia tenderanno al fifty-fifty, l'astuto maestro penalizza la risposta erronea con una doppia mancanza.

In qualche modo rende coercitivo il gioco d'azzardo e lo demoralizza, facendo credere allo studente che sarà meglio confessare di non sapere, piuttosto del coraggio animale dell'ambarabà ciccì coccò, con cui scegliere dove mettere la x.

Ignora così per un istante che troppo tentatore è il sapore del caso, del peccato e dell'adrenalina e che ce lo portiamo dalla nascita.

Appare un esame di questi in qualunque momento a chiunque di noi.

Arrivata la maledetta prova per Galileo

scoprì la sua passione per la moretta in quell'istante, ma decise per la casella pericolosa di non lasciare la Principessa.

Sommergendola così più nel tradimento anestetizzato della bugia a rate, che nell'angoscia dolorosa della verità in contanti.

Si credette capace di sopportarlo e di nasconderlo ma Morales e Cortez apparvero goffamente facendo rumore, scalciando delle lattine.

Confessò per metterli a tacere.

Le x saltavano nelle caselle e si torcevano dalle risate.

lunedì 15 marzo 2010

I lunedì della Contessa Barthory

Io, sono sempre stata nello stesso posto.

Devo avere un punto sulle mani, invece di una linea, per segnare quel destino di immobilità geografica.

Gli altri posti sono foto, racconti, ricordi altrui.

Angel invece le raccontava di un paesino in Europa.

Il mare vicino ed alcune colline secche come quelle di qua.

A Dolores quasi irritava quella conoscenza esatta di quasi tutti gli angoli della piccolo cittadina.

Finchè Angel le mandò l'indirizzo straconosciuto dell'Edificio Gomez.

Se si va in orario di negozio, le porte sono aperte.

Prendendo l'ascensore, all'ultimo piano c'è solamente l'appartamento del portinaio solitario che nelle ore in cui la porta è aperta ci si siede vicino a vigilare.

Allora in orario di negozio è un piano solitario.

A sinistra, in fondo una scala a pioli che arriva al soffitto, che si ferma ai piedi del serbatoio dell'acqua, poi seconda scala a pioli fino alla testa dello stesso serbatoio, da lì vista privilegiata sulle viscere col galleggiante, in basso la piccola città da un angolo sconosciuto.

Chi accede all'alto segreto dell'edificio Gomez, dovrà lasciare qualche piccolo oggetto proprio, come mittente da ultimo visitatore, firmato e con numero telefonico, il nuovo visitatore raccoglierà il precedente.

Non guardò il nome, ma rimase in piedi guardando in basso.

Gli alberi coprono in parte la visione delle auto e la gente e la distanza attenua i rumori.

Si rese conto per la prima volta che esisteva un mondo sommerso in un alveo di venti ed in quel momento la corrente scosse il fogliame e lo spettinò i capelli.

Il suo punto nel mondo si spostava lentamente verso il lato della notte.

Rimase un momento a pensare a un'altra cosa che le aveva raccontato Cortez.

Molti anni prima quando la nonna di Cortez stava per sposarsi ricevette in dote dodici monete d'oro.

Durante la costruzione della casa le monete erano state collocate in dodici punti nelle pareti.

verità?

bugia?

Morti i nonni, i figli poterono decidere se demolire la casa, che veramente sembrava essere l'unico luogo che possedevano nel mondo.

Trovandole, avrebbero potuto costruire nuovamente oppure viaggiare per cercare un altro posto.

Non trovandole, ricominciare di nuovo dal nulla.

Il signor Cortez padre decise di viaggiare, spostarsi senza niente, lasciando la casa in piedi per mantenere viva la leggenda o il deposito delle dodici monete come una speranza nel caso che avesse dovuto tornare.

Senza pensare a qualche viaggio, Dolores in un paesaggio nuovo ma straconosciuto, rimase avvolta dal vento e la verità è che le piacque.

venerdì 12 marzo 2010

Più di così...

Chitarra e voce: Muddy Waters
Fotografia: William Claxton


(http://www.afterimagegallery.com/claxtonmuddy.htm)

lunedì 8 marzo 2010

omettere - I lunedì della Contessa Barthory

Galileo conosceva l'eleganza dell'omissione.

Parlava poco da quando aveva imparato a farlo.

Poteva raccontare che aveva vissuto in Germania per diversi anni.

Se la chiacchierata si allungava e l'interlocutore gli inspirava confidenza, poteva riuscire a raccontare di sè stesso, cosa studiava e più o meno dove viveva (ma certamente era una zona elegante e tradizionale)

Con più tempo si accedeva ad informazioni su una madre ed un fratello ed un padre defunto in epoche immemorabili.

Questo era tutto, ciò che si poteva riuscire a sapere dalla sua bocca, non arrivava mai un millimetro più lontano.

Sobrio e silenzioso.

Austero, quasi avaro nel vivire con allegria e ottimismo, in alcune sere ispirate poteva farti pisciare addosso dalle risate.

Ti dava le spalle e si metteva a raccontare situazioni fittizie con personaggi reali.

Una vista a raggi x per le cretinate di amici e conoscenti che si manifestava sempre durante una festa.

Ti faceva ridere fino a farti male la bocca e la pancia, ti provocava una quantità di risate che ti faceva dormire tutta la notte e un paio d'ore in più per la stanchezza.

Ma sempre dandoti le spalle, raggomitolato in un angolo, sussurrando in un microfono badando che nessuno potesse guardarlo negli occhi.

Era un occultatore e contemporaneamente ispirava fiducia.

Era convinto che
avrebbe superato solo per mezzo dell'autoflagellazione.

A tal fine studiava nel corso più ostile e difficile che era riuscito a trovare e lo faceva con devozione dopo essersi sottomesso a lunghe ore di ginnastica, e corse di chilometri in luoghi avversi. Per dolce si regalava salite per colline e montagne, in modo che il paesaggio gli dolesse nelle gambe e nel fiato e non interrompeva mai né per il freddo né per la pioggia.

Era un autodidatta nell'arte dell'autosacrificio.

Curava la sua dieta, tanto salutare, orribile e dietetica da essere sufficiente per sospettare tutto l'odio che aveva per se stesso.

E la moretta era il piacere

lunedì 1 marzo 2010

Cosa raccontava Dolores a José, al momento dell'interruzione - I lunedì della Contessa Barthory

Stimato José

Mentre ed al fine di provare questo nuovo sistema di comunicazione ti racconto ciò che mi è successo domenica scorsa.

Erano le sette del mattino e suona il campanello.

Era una coppia di amici che veniva ad invitarmi per andare a scalare una montagna.

Rimasi a guardarli qualche secondo, confusa e insonnolita e mi azzardai a dire …

Continuo subito.

Dolores morales.

…………………………………..

A questo punto le arriva il messaggio di José, che non si disturbasse a scrivere…

Dolores morales, senz'altro compito che non fosse il logico invio di segni, si mise a indagare.

Come funzionava questo sistema?

Riusciva a volte più nelle questioni psicologiche che in quelle tecniche e sapeva che la sua accompagnatrice di quel pomeriggio nel teatro (la stessa che non aveva capito la battuta dell'animale che non era stato nominato nella prima riunione esplicativa), non si sarebbe presa la briga di cambiare la password.

Ancora una volta si ripeteva l'esperienza rara della certezza, la dolcissima convinzione che

Non si era sbagliata.

E pochi minuti dopo a José Gil arrivò un messaggio con un pilastro quadrato

Una zuppa di lettere molto adatta alla stampa:

JSCSKCSCSJJI

XJKSTRONZOSD

HUSDHÓIWEOCX

JXSOOIDIOTAM

Il giorno dopo anche Dolores ebbe una sorpresa, un messaggio di Angel Cortez, uno sconosciuto che aveva ritenuto opportuno irrompere in questo modo:

Dolores:

Chiedo scusa prima di tutto;

So che è sbagliato non rispettare l'intimità altrui, ma indagando con ardore puramente tecnico il funzionamento di questo metodo, ho scoperto di poter leggere qualche corrispondenza.

Ripeto che so inconfutabilmente che è male.

E reitero le mie scuse.

Ma ho trovato più intrigante di questo innovativo mezzo di comunicazione, in cui siamo numeri di prova, il racconto di quei giorni della tua vita scelti a caso.

Almeno ti chiedo, per favore, di continuare il racconto di cosa è successo quella domenica così presto, dato che l'hai troncato nella biforcazione di milioni di sentieri per cercare di indovinarlo e direttamente al centro della mia curiosità.

Se me lo racconterai, tenterò con piacere di disfarmi del tuo boomerang che vedo passare molto spesso alla portata delle mie mani, (la verità è un pericolo) e non restituirò mai a Gil il suo, perché benché non glielo dica in faccia, per educazione ed eleganza, non possiamo non osservare che è un imbecille.

Grazie

Angel Cortez

sabato 27 febbraio 2010

Miles Davis e Charles Dickens

Apparizione omeopatica di Miles Davis, con Larry Carlton, David Sanborn e Paul Shaffer nel film dell'88 tratto dalla novella di Dickens "Canto di Natale".

Nella parte di musicisti di strada, eseguono "We Three Kings of Orient Are".

mercoledì 24 febbraio 2010

José Gil, bugie - I lunedì della Contessa Barthory

Il giorno dopo nello stesso teatro, ci distribuirono alcuni fogli, uno dei tecnici spagnoli ci invitò a metterci i nostri nomi.
Due volte su due fogli, un foglio sarebbe rimasto nel suo registro e l'altro per noi.
Dovevamo collegare l'apparecchio al computer, digitare alcuni scongiuri e, con un "per favore", chiese quasi pregando, dovevamo scrivere una missiva ad un'altra persona del gruppo che era stata scelta a caso.
Volevano fare delle prove di flusso di messaggi e di velocità di trasferimento, per mettere a punto le apparecchiature che avevano portato.
Io dovevo scrivere ad un certo José.
Cosa potevo dire io ad un uomo sconosciuto che ha come nome José che oltretutto fa rima con non so? (*)
Con curiosità tecnica ed esoterica eseguii puntualmente il compito.

Stimato José:

Mi sono comprata un boomerang nuovo, ma non so come fare per disfarmi del vecchio.

Sinceramente Dolores

Il giorno dopo sul mio schermo apparve la magia

Stimata Dolores

A me è successo che ne ho comprato uno difettoso e non posso riportarlo indietro per cambiarlo

Sinceramente José

Il principio della stregoneria era rinato.
Ed incominciai a scrivergli eventi della mia vita con tutto l'entusiasmo.
Ricordi cari, momenti cruciali, decisioni di vita o morte, segreti vergognosi.
José, ritenne opportuno un bel giorno impietosirsi di me scrivendomi:

Stimata Dolores.

Grazie per la collaborazione, innanzitutto.
Ma volevo dirti di non perdere tanto tempo nello scrivere.
Non ti leggo mai.

Comunque il tuo lavoro serve moltissimo, di più, mi sarebbe molto utile che cambiassi spesso il tipo di font, la dimensione e che a volte sottolineassi o mettessi in neretto al fine di configurare nel modo migliore la stampante.

Sinceramente José


(*) no sè (N.d.T.)

sabato 20 febbraio 2010

una certa età

domani è il compleanno di V

se ne era ricordata l'altra V di qui

le donne ricordano sempre

me lo aveva detto qualche giorno fa e me l'ero già dimenticato
è una cosa che mi riesce facilmente
se qualcosa mi riesce facile, perchè non farlo?

dimenticarti le date?
"lascia, mi incarico io di dimenticare tutte le date, tu occupati del resto"

il fatto è che sto cercando di arrivare a un livello superiore
cercare di dimenticarmi di ciò che ho dimenticato

questo è il Nirvana

è facile dire
"mi sono dimenticato di questo"
il difficile è dimenticarsi di ciò che si era dimenticato
"cosa?"
"boh"

interessante
certo, ciò che è torturante è ricordarsi sempre di essersi deimenticato di qualcosa
invece dimenticarsi delle dimenticanze è raggiungere il nulla assoluto
convertirsi in un figlio di Budda

mentre prima eri un figlio del dubbio (*)

si, certo che quello stato, è l'ascensione ad una mentalità superiore prima di una "certa età"
passata quella "certa età" diventi semplicemente un vecchio rimbambito che si dimentica anche di cosa si è dimenticato

quindi,
è già troppo tardi per farlo passare per un obiettivo

bene, hai visto che a partire dal secolo XX, la differenza fra una opera d'arte e una cagata, è semplicemente il concetto
finchè appare assolutamente chiaro che si tratta di CONCETTO, tutto sarà giustificabile

cioè
è meglio chiarire che sono
CONCETTUALMENTE RIMBAMBITO
e non semplicemente RIMBAMBITO

esatto
dimenticanze concettuali


(*) intraducibile gioco di assonanze fra hijo de buda, hijo de duda e hijo de puta

giovedì 18 febbraio 2010

Nulla N°1


martedì 16 febbraio 2010

L'intervento del maligno nella quotidianità.

Ho lavorato più di un quarto di secolo nell'informatica, e non escludo che ciò possa avvenire ancora, se in questo paese dovesse cambiare un certo atteggiamento mentale nei confronti della terza età. Ma questo è un altro discorso.
L'esperienza in tale tipo di lavoro, oltre alle deformazioni e/o mostruosità che inevitabilmente si ingenerano sia sul fisico che sulla psiche degli informatici, provoca anche effetti positivi su alcune attitudini umane quali l'approccio ai problemi e la risoluzione pratica dei medesimi. Divagazione: molti potrebbero affermare che SI DIVENTA informatici PERCHE' si nasce con una certa forma mentis, e non viceversa; ma la verità spesso è nel mezzo: credo che l'informatica, alla fin fine, non faccia che AGGRAVARE certe caratteristiche già presenti fin dall'infanzia in alcuni soggetti. Comunque, per tornare a noi, adottare la logica booleana non serve solo nella programmazione, ma forse è quanto di più razionale si possa applicare nell'affrontare i piccoli problemi quotidiani; così come, di fronte all'esecuzione di un qualunque compito costituito da più fasi, è buona norma disegnarsi mentalmente un diagramma di flusso (cosa che comunque molti fanno inconsapevolmente), o addirittura su carta nei casi più difficili. Bene, sto affermando che, VOLENDO, sono in grado di affrontare un problema in maniera concreta, ragionata.
Ma cosa c'entra il maligno in tutto questo?
Esperienze ormai consolidate mi hanno convinto che vi sono oggetti, e soprattutto azioni legate a tali oggetti, che sono spesso interessati da forze oscure, circonfusi di negatività più o meno palesi. Tanto da riuscire ad annullare, per quanto mi riguarda, una naturale predisposizione alla razionalità. Ovviamente non si può generalizzare: le stesse entità non hanno la stessa influenza su tutti, o meglio, variano a seconda delle persone. Per quanto mi concerne, esiste un'attività assolutamente esemplare di tutto ciò:

L'ETERNA LOTTA TRA L'UOMO E LA CINGHIA DELLA TAPPARELLA DA SOSTITUIRE.
(L'uomo sono io, la cinghia della tapparella è la cinghia della tapparella).
Abito in un appartamento con una insopportabile quantità di finestre e porte-finestre, e quindi con un pari numero di tapparelle. L'eventualità che si rompano le cinghie atte al sollevamento delle medesime è quindi estremamente alta, in media una al mese, con periodi di tranquillità ed altri in cui tali eventi si concentrano nel giro di pochi giorni; assieme ad altre attività paranormali collegate, come la rottura del gancetto che àncora la tapparella al rullo sovrastante, oppure l'uscita di sede della cinghia medesima che si annoda inestricabilmente intorno alla molla incassata nel muro, provocando il blocco di tutto il sistema. Si potrebbe pensare che, dedicandomi quindi con una certa frequenza a questi lavoretti che una mente semplice potrebbe definire "di manutenzione", sia giunto al punto di affrontare con scioltezza e serenità tali compiti.
NO.
La logica che sottende a questa attività mi risulta ingovernabile. Ultimamente ho applicato anche l'approccio "a oggetti": analizzo le componenti del problema stabilendone le proprietà e le funzioni. Niente. Impossibilità assoluta di visualizzarne mentalmente il comportamento meccanico. Perdita dell'autocontrollo. Rabbiosi ma confusi tentativi di risolvere il problema il prima possibile per sfuggire all'atmosfera inquietante che, mano a mano, si diffonde inarrestabile. Approccio sbagliato ma inevitabile che porta a frequenti errori nelle sequenza delle operazioni, con inevitabile ripetizione doppia o tripla. A volte provocandomi lievi danni fisici, mentre sulla scala infilo le mani nello stretto spazio attraverso cui devo agganciare il capo della cinghia all'uncino della ruota metallica solidale al rullo, oppure mentre sforzo la rotella contenente la molla per metterla in tensione, essa diabolicamente mi sfugge e si svolge violentemente, saltellando in giro e producendo un suono che è a metà tra un ruggito ed un ghigno beffardo, ma metallico.
Bene. Penso che tutti quanti abbiamo delle bestie nere nell'armadio, o degli incubi nel cassetto, se preferite. Sono convinto che questi casi sono la prova della presenza di qualcosa di subdolo, di sardonico nella vita di tutti i giorni.
Il problema è: credere in una seppur limitata presenza del maligno vuol dire essere credenti? equivale cioè ad accettare automaticamente anche il contraltare, ciò che molti chiamano Dio?
Insomma, la Fede è bifronte?

lunedì 15 febbraio 2010

Dolores Morales - I lunedì della Contessa Barthory

Alcuni dei sopravvissuti sanno che non mento nell'affermare che c'è stato un tempo in cui Internet non esisteva.
Cominciavano da poco ad occupare un piccolo spazio i calcolatori, che spaventavano con lettere color ambra in certi casi e schermi molto azzurrati in altri.
So che sembra incredibile, però, lo giuro su dio, che era così, e che la razza umana riusciva a sussistere.
Da quel momento erano apparsi degli apparecchietti dal nome irricordabile che si assicurava potessero mettere in contatto due esseri, non importa quanto lontano, facendo a meno della posta tradizionale e dei suoi ritardi e senza aver bisogno della simultaneità oraria fra i due comunicandi come col telefono.
L'apparecchio era una novità tale che c'era carenza di assistenza agli utenti.

Finchè apparve quell'annuncio sul muro, in cui cercavano possessori di tale artefatto.

Sarebbe stata organizzata una riunione in quell'antico teatro con poltrone art decó dell'edificio di Studi geologici.

Io guardavo molto le poltrone in legno, con base di ferro fuso, le assi del pavimento, il sipario in velluto cremisi, guardavo assorta tutto il contorno perché non capivo niente di quello che diceva l'uomo che abitava quell'ora sullo scenario.
Parlò per un po' di cose inintelligibili dove si supponeva che l'apparecchio era il protagonista, assieme ad alcuni spagnoli che erano arrivati per assisterlo nella creazione di un "nodo" (parola che ricordo chissà per quale oscuro meccanismo cerebrale), del nome dell'osservatorio Pierre Augier e nient'altro.
Il resto era un bla bla, rumoroso e sconosciuto che mi facevo concentrare con più devozione sulle odanature dei soffitti che sulle proteste di un'occasionale signora che mi serviva da accompagnatrice per l'evento, por conoscerci schiettamente e perché era anche lei proprietaria del marchingegno.

Quando finalmente tutti quanti si alzarono e cominciarono ad uscire, aspettando il vuoto della fila per inserirmi, una voce commentò chiaramente "e l'animale?"... (1)
Certo, dissi alla mia compagna, guardandola fissa, della mucca non si è detto niente di comprensibile. Lei mi guardò con quell'espressione tipica che corrisponde a "non ho sentito bene quello che mi hai detto".
Ci salutammo e per me la faccenda della riunione era finita.


(1) si allude ad una parte di un'opera dei Les Luthiers dove si affrontano due cantastorie per l'esecuzione di una canzone (payada) sulla vacca, uno dei due dimentica di nominarla, l'altro cantastorie allora gli chiede dell'animale. Come riferimento al fatto che il modem non era mai stato nominato e si parlava di lui con giri di parole.

sabato 13 febbraio 2010

Facebook e teologia

(Come un banale incidente domestico possa dare luogo ad una interessante confronto di opinioni, avvenuto su Facebook)

A.D. QUESITO DI TIPO TEOLOGICO: quando si rovescia sul pavimento il contenuto di una scatola di piselli surgelati, che rotolano che è una bellezza ed hanno la tendenza a raggiungere gli anfratti più scomodi e nascosti della cucina, E' CONSENTITO BESTEMMIARE?

Amico G Però non dire che non te lo avevo detto! Fai i pavimenti lievemente inclinati. La gente non ci pensa, ma è proprio in casi come questi che se ne scopre l'utilità

Amico R Mai bestemmiare! E' più pratico il folletto!

Cugina A E' consentito ammirare la bellezza del caos che si genera, e pensare allUniverso. comunque ciao Amico R!

A.D. questo volevo, spiritualità, e meno conoscenza empirica e materialismo (grazie comunque a tutti i partecipanti; il dibattito rimane aperto)

Cugina A se vuoi maggiori informazioni appena si sveglia chiedo al teologo che sta dormendo di sopra nel mio letto

Cugina E comunque,meglio rovesciare piselli surgelati che piselli in barattolo con relativo sughino! altrimenti il pavimento si "impiastra" ancora di più! guarda sempre the best side of life....

Amico R Speculazione teologica sull'accaduto - Se i piselli sono stati pensati rotondi un motivo il Padreterno l'avrà avuto, no? Forse pensava a questo tuo momento critico e, mediante una metafora alimentare, voleva farti capire che quando tutto va a rotoli ci si può sempre rimboccare le maniche! (Ciao Cugina A!)

Cugina B hai presente la scena del "dittatore dello stato libero di bananas" quando lotta con gli spinaci surgelati? guardare il film per ridere..

Amico R Ricetta teologica: Piselli rotolati.
Far rotolare un chilo di piselli ancora surgelati sul pavimento della cucina dopo avervi fatto colare dell'olio d'oliva (l'ideale, per chi ha il cane, sarebbe un paio di passate di peli e impronte). Prendere una scopa ben pulita e immergerla in una secchiata di farina. Quindi raccogliere più piselli possibile (gli altri potranno servire per il week-end) con una paletta (attenzione a non prendere quella del cane!) e friggerli in padella con abbondante succo di limone.
Quindi scolarli bene, lasciarli raffreddare, poi prendere un rotolo di carta igienica (da cui il nome della ricetta), impacchettare i piselli e buttarli nel water.
Ottimo per le diete dimagranti!

Cugina A Amico R mi stavi preoccupando, come biologo ti ricordavo attento all'igiene. Ho un consuocero biologo che ci fa impazzire con le micotossine nei cibi, e sua figlia pure

Cugina A però non pensavo che dei piselli potessero tenerci tanto impegnati

A.D. ecco, ma la funzione del succo di limone è perchè è un disinfettante naturale, suppongo

Amico R Ovvio!

Amico G scusate non avevo visto che la cosa doveva essere teologica. Sono andato fuori tema. Comunque per dimagrire va benissimo anche mettere un recipiente a una certa distanza dal luogo ove è avvenuto il fattaccio. Chinarsi, raccogliere un pisello, rialzarsi, recarsi a una certa distanza là dove è il recipiente, deporre il pisello, tornare al luogo dei piselli e ripetere l'operazione fino a quando i piselli son tutti nel recipiente.

A.D. (spiego, è un teologo con laurea in scienze dell'alimentazione)

Cugino M ma quanto potere nel grido? anche se mai fosse contro nessuno, perché togliersi il piacere dell'urlo?
perché cade nel vuoto, ecco perché. e là ti colloca.

A.D.
il quesito sul cavolo nero non aveva avuto altrettanto successo

Cugina E ma....non è mica vero che tutte le urla cadono nel vuoto! i miei urlacci colpiscono sempre nel segno e danno ottimi risultati! del resto....sono figlia di mio padre! baci ai cugini..

A.D. davvero... tuo padre urlava in greco mentre dormiva... o è un ricordo distorto dal tempo?

Cugina E a dire il vero urlava in tutte le lingue...anche in sanscritto!!e nella stanza accanto urlava Fratello V...pensa che cori!