sabato 28 novembre 2009

otaniburila - I

Questa è una storia che parte da lontano; ma più che una vera storia è una vicenda minimale, che forse si esaurisce prima di aver finito di raccontarla: di conseguenza la tirerò un pò per le lunghe.

Certe storie minimali hanno il potere di riaffiorare, anche a distanza di anni, periodicamente; ciò avviene in maniera naturale, senza forzature, e per svariati motivi; e questa mi sembra una ragione sufficiente per considerarle storie e non semplici episodi insignificanti; o, se sono insignificanti, allora lo è in toto la nostra fottuta esistenza, per tutta la sua durata.

Bene, or non è molti giorni, durante una telefonata col mio amico (nonchè opinion leader, oserei dire, fra le altre cose) SuperG, vertente, tra l'altro, sulla possibilità di gestirci un blog fra noi due, il medesimo ha proposto una serie di nomi potenziali per battezzare questa nuova creatura, snocciolandone una sequenza fra le quali spiccava l'otaniburila (non renderò pubbliche le altre, in quanto di sua proprietà intellettuale).
Ed ecco che riemerge, inaspettato; ma, come tutte le volte quando succede, ti rendi conto che era sempre stato lì; da quasi quarant'anni.
Il fatto che SuperG, non avendo vissuto personalmente l'otaniburila, ma avendolo assorbito esclusivamente in base ad una mia relazione degli avvenimenti dell'epoca, lo abbia rievocato in modo ovvio e naturale, giustifica ai miei occhi definitivamente questo post.

Anche se, e qui mi sorge il dubbio (che rintuzzo perchè è tardi per ripensarci),
come succede nel raccontare certi sogni,
che appena svegli appaiono vividi e pieni di concatenazioni logiche
e di significati reconditi ma ricostruibili,
nel momento in cui trovi qualcuno a cui narrarli
diventano delle pappe informi e stupidamente assurde
(neanche dotati della geniale assurdità che può generare apprezzamento),
perdono la magia che sembrava avvolgerli,
tanto da maledire la decisione di averli raccontati;
nello stesso modo ho paura di pentirmi,
ma prendo coraggio e proseguo.

(continua)

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