(Enzo Ferrari)
Mi rammenta Milo Temesvar che pochi giorni fa sono passati tre anni da quando Clay Regazzoni si è schiantato in autostrada nei pressi di Parma.
Mi aveva chiesto qualche tempo fa, Milo, se me la sentissi di scrivere qualcosa su di lui, Clay, io “che lo avevo conosciuto”. Milo, molto più appassionato di me di automobilismo, però Clay lo conoscevo io e la cosa non mi è mai sembrata molto giusta, però Milo sta nella capitale, Clay stava a Mentone, io a Milano e organizzare l’incontro non mi è mai riuscito.
Mai stato troppo appassionato di automobilismo, dicevo, però ai tempi di Clay i Gran Premi li guardavo. Con “guardavo” Intendo dire che riuscivo a seguire un intero GP senza addormentarmi prima del sesto giro. Una Formula 1 parecchio meno noiosa di quella di oggi.
Anni fa mi occupavo di Sportline, un sito concepito nel ’96 per “raccontare lo sport raccontato dai protagonisti”. Esordio con le Olimpiadi di Atlanta e con la sponsorizzazione di IBM. Un bel giorno mi chiamano dall’IBM chiedendomi se voglio “ospitare” Regazzoni su Sportline.
“Quel” Regazzoni?
Proprio quello. Erano gli inizi del ’97 e Clay sarebbe partito da lì a poco per Panama, per partecipare alla Panama – Alaska. L’idea era di pubblicare su Sportline i suoi diari di gara. Più facile dirlo che farlo. Con l’elettronica Clay non aveva un rapporto troppo cordiale. Non solo quella a bordo delle vetture di F1 – che non perdeva occasione per criticare – ma anche quella a bordo dei PC. Forse soprattutto quella a bordo dei PC, in particolare del suo PC. Ci siamo messi d’impegno per insegnargli ad usarlo; come accenderlo, come scrivere, come salvare, come collegarsi ad Internet (IBM all’epoca aveva una divisione dedicata a Internet che si chiamava OneWeb e disponeva di un softwarino di connessione che contava oltre 1000 punti di accesso e del quale consentiva graziosamente l’uso agli amici per collegarsi da ovunque nel mondo al prezzo di una telefonata urbana) e spedire per email i suoi resoconti e qualche foto. La faccio breve. Per circa un mese arrivarono telefonate alle ore più impensate (per noi in Italia, per chi stava tra Panama e l’Alaska erano ore assolutamente ordinarie).
“Ti sto mandando il diario di oggi”.
Noi si apriva la posta e si aspettava il messaggio, pronti a metterlo online. Invece dell’email, arrivava un fax, tre o quattro fogli A4 vergati rigorosamente a mano, con tanto di classifica generale e di categoria. E improperi nei confronti del pc “che non funzionava”.
Negli anni successivi, ogni anno un grande rally per auto d’epoca: Londra-Sydney, Carrera panamericana, Inca Trail e altre che ora non ricordo. E poi le garette di due giorni, le cronoscalate, le corse sui kart, il campionato Fisaps, tutte cose che finivano su Sportline con racconti appassionati e faziosi. Ma devo ammettere che col tempo le sue performance informatiche sono decisamente migliorate, tanto che in occasione dell’ultimo rally riusciva a comporre i suoi testi direttamente all’interno del sistema di gestione del sito. A noi bastava cliccare su un tasto per pubblicarli. Quello che non cambiava mai era la vena polemica. Mi ricordava Bartali, c’era sempre qualcosa di sbagliato o da rifare.
Per lui l’automobilismo era una cosa seria ma ci rideva sopra e faceva ridere gli altri. Qualche volta invece si imbestialiva proprio ed era quando trovava il parcheggio per handicappati occupato da chi non ne aveva diritto, o barriere architettoniche tanto stupide quanto arroganti, o le colonnine SOS dell’autostrada inaccessibili a persone in carrozzina. Allora sì che inveiva, scriveva a mezzo mondo, telefonava all’altro mezzo, minacciava di scendere in campo….
Ho sempre avuto il sospetto che non potesse stare troppo a lungo senza avere quattro ruote motorizzate sotto il sedere (*). A parte l’agonismo, era sempre in giro per l’Italia. Secondo me, se poteva scegliere tra l’andare a trovare qualcuno (un meccanico, un carrozziere, un fornitore di motori per la Mustang, uno di sospensioni per la Mercedes 300 SEL – un mostro argentato del ’69, otto cilindri per 6300 cc – o anche solo un amico) dietro l’angolo o a 800 chilometri di distanza, non c’era spazio per il dubbio. Sceglieva quello più lontano, e sospetto anche che non percorresse necessariamente la strada più breve. In quasi dieci anni di frequentazione, credo che le telefonate fatte dalla terraferma si possano contare sulle dita di una mano.
Era sempre di corsa, ma quando si riusciva ad avere un’ora tranquilla, sulla terraferma, era uno spasso. I racconti della “sua” F1 erano fenomenali. Mi è capitato di essere con lui in un bar e dopo un quarto d’ora avere una piccola folla intorno ad ascoltare e interrogare: imperdibile la storia del mondiale ’74 perso per tre punti e vinto da Fittipaldi. A Clay non gli era mica passata ancora, mentre a Montezemolo le orecchie dovevano fischiare frequentemente. E non perdeva occasione per ricordare il suo rapporto di odio e amore con la rossa. Un esempio? Leggete questa news che risale, direi, al 2000:
La scuderia Ferrari Marlboro (900 miliardi di budget) rifiuta un modesto obolo per una serata benefica
In un fax, inviato a Giacomo Tansini presidente del "Club CR aiutiamo la Paraplegia", Stefano Domenicali, Team Manager della scuderia Ferrari, con l'avvallo di Jean Todt, rifiuta la richiesta di un berrettino e di una maglietta per la serata benefica del Club che si terrà il 18 novembre prossimo.
Testualmente: "...causa numerose domande non ci è possibile soddisfare la Vostra richiesta."
COMPLIMENTI!
Agli amici lettori ricordo che la vendita dei "gadget" Ferrari rende oltre 5 miliardi e che la sceneggiata delle parrucche rosse è costata oltre 300 milioni!
Oppure come durante le due stagioni nelle quali ha tenuto, su Rombo e su Sportline, una rubrica fissa di commento al mondiale. Ci capiva, non c’è dubbio, e non le mandava a dire per cui io ero terrorizzato al pensiero che un giorno le sparasse troppo grosse.
Una cosa mi ha sempre colpito di Clay. Mi capita per lavoro e non solo di frequentare grandi atleti del recente passato. Gente che ha vinto l’Olimpiade, mica il campionato regionale. Giovani uomini e giovani donne che per tre mesi vengono riconosciuti/e per strada ma dopo un anno nessuno più se li fila. Clay era fuori dal giro da 20 anni (certo c’erano i commenti tecnici in tv, che aiutano) ma lo conoscevano (e riconoscevano) tutti. È venuto alcune volte a trovarmi in ufficio; nei giorni successivi incontravo il barista, l’edicolante, il benzinaio, condomini del palazzo che mi dicevano “ho visto che ieri è stato da lei il grande Clay”. Va detto che uno che circolava per Milano con la Mercedes 300 SE del ’67 che vedete nella foto non poteva passare certo inosservato.
Un’auto pazzesca, sulla quale ho avuto l’onore di farmi trasportare e sulla quale mi aveva anche proposto di essere suo navigatore in un rally (gli avevi risposto che “magari una prossima volta”, ma comunque non credo lo dicesse sul serio). Anche io, che pure sono uno che l’auto la intende come una delle opzioni che mi consentono di spostarmi da un punto A a un punto B, quando la metteva in moto godevo sommessamente.
Poi le nostre strade si divisero – per una serie di ragioni il suo sito ufficiale divenne un altro – e le occasioni di incontro si diradarono, qualche telefonata, qualche caffè, un paio di cene organizzate dal Club Clay Regazzoni Aiutiamo la Paraplegia, fino a un freddo pomeriggio in cui una mia collaboratrice che stava ascoltando la radio mi mandò un sms con due sole parole. Povero Clay.
(SuperG)
Dopo aver vinto a Monza nel '70, Clay Regazzoni ottenne la sua seconda vittoria in Germania al Nurburgring nel '74 (questa è la copertina di Autosprint) dove il compagno di squadra Niki Lauda ebbe un incidente al primo giro; Clay precedette Jody Sheckter, il secondo al traguardo, di 50" (diconsi
cinquanta secondi).
E attenzione, stiamo parlando del vecchio circuito del Nurburgring, la Nordschleife di quasi 23 km con i suoi salti e le decine di curve, il Grüne Hölle, l'inferno verde (scusate, mi sto esaltando).
Fu l'anno in cui Clay andò più vicino a vincere il Mondiale, perdendolo al GP degli USA a Watkins Glen in una gara per lui disastrosa. Riporto le pagine di Autosprint con il commento di Andrea De Adamich, l'intervista a Regazzoni ed il riepilogo del campionato per quanto riguarda i protagonisti di quell'anno (cliccare per ingrandire).
(Milo Temesvar)(*) si riporta a titolo di esempio il calendario gare 2003 di Clay Regazzoni:
Marzo | 4-6: Salone di Ginevra 8: Prove Adria Fun Cup 30: Monza Fun Cup |
Aprile | 3: Rally Sanremo Storico 13: Vallelunga Storiche 25-27: Rally storico Biella |
Maggio | 3-4: Salone Classico Monaco 6-11: Turismo de caretera, Buenos Aires 17: Dijon, Trofeo Toyota Yaris Francia 22: 1000 Miglia 25: Coppa Intereuropa Monza 30-31: Bologna Faticosa |
Giugno | 3-8: Giro di Sicilia 11: Club Italia, Salerno 22: Val de Vienne, Trofeo Toyota Yaris Francia 28: Club Anciens Drivers, Losanna (CH) |
Luglio | 4-6: 24 karting Portogallo 12-13: 24 ore SPA Fun Cup 27: Misano Storiche |
Settembre | Binetto Fun Cup 7: Albi, Trofeo Toyota Yaris Francia 19-21: Salone di Monaco 27: Ledenon, Trofeo Toyota Yaris Francia |
Ottobre | 5: Maratona Losanna (170 km), Losanna (CH) 10-16: Rally Tunisia 16: GP Tripoli storico 26: Nantes, Trofeo Toyota Yaris Francia 30-2/11: Targa Marocco |
Dicembre | Rally Giordania |
Campionato Fisaps Fiat Autonomy
24-25 maggio | Autodromo Adria |
7-8 giugno | Autodromo Misano |
12-13 luglio | Autodromo Vallelunga |
6-7 settembre | Autodromo Misano |
13-14 settembre | Autodromo Varano |
11-12 ottobre | Autodromo Magione |
25-26 ottobre | Autodromo Vallelunga |
Dicembre | Motor Show Bologna |
2 commenti:
Ho 48 anni e sono stato tifoso di Regazzoni dal 1974.
Pertanto ricordo benissimo l'amara beffa di Watkins Glen.
Purtroppo, poi a Clay quel maledetto incidente del 1980 ha portato via ben altro.
Non sono mai riuscito a incontrare Regazzoni di persona, per cui non l'ho mai conosciuto, forse l'ho idealizzato, tuttavia penso che nei suoi ultimi anni quel mondiale perso (non da lui, beninteso, ma dalla Ferrari) gli sia pesato sempre di più e abbia aggiunto amarezza all'amarezza.
La ringrazio per il suo bellissimo articolo e per il ritaglio di Autosprint sul fatale Glen, che cercavo da anni.
E' forse inutile aggiungere che Regazzoni rimarrà sempre nel mio cuore. Per me corre ancora da qualche parte, con la Mercedes su cui lei è salito, o sulla Ford Mustang rossa.
Ironia della sorte: tanti anni fa (1968 o giù di lì) a Natale i miei genitori mi regalarono il modello in latta di una Ford Mustang rossa, come quella di Clay.
Forse inspiegabilmente negli anni quel giocattolo è sopravvissuto rispetto a tanti altri e ce l'ho ancora.
Un piccolo segno del destino ? Mah !
Cordiali saluti,
C.S.
C.S., prima o poi vorrei ripubblicare questo commento come post a se stante, se mi autorizza
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