Galileo conosceva l'eleganza dell'omissione.
Parlava poco da quando aveva imparato a farlo.
Poteva raccontare che aveva vissuto in Germania per diversi anni.
Se la chiacchierata si allungava e l'interlocutore gli inspirava confidenza, poteva riuscire a raccontare di sè stesso, cosa studiava e più o meno dove viveva (ma certamente era una zona elegante e tradizionale)
Con più tempo si accedeva ad informazioni su una madre ed un fratello ed un padre defunto in epoche immemorabili.
Questo era tutto, ciò che si poteva riuscire a sapere dalla sua bocca, non arrivava mai un millimetro più lontano.
Austero, quasi avaro nel vivire con allegria e ottimismo, in alcune sere ispirate poteva farti pisciare addosso dalle risate.
Ti dava le spalle e si metteva a raccontare situazioni fittizie con personaggi reali.
Una vista a raggi x per le cretinate di amici e conoscenti che si manifestava sempre durante una festa.
Ti faceva ridere fino a farti male la bocca e la pancia, ti provocava una quantità di risate che ti faceva dormire tutta la notte e un paio d'ore in più per la stanchezza.
Ma sempre dandoti le spalle, raggomitolato in un angolo, sussurrando in un microfono badando che nessuno potesse guardarlo negli occhi.
Era un occultatore e contemporaneamente ispirava fiducia.
Era convinto che avrebbe superato solo per mezzo dell'autoflagellazione.
A tal fine studiava nel corso più ostile e difficile che era riuscito a trovare e lo faceva con devozione dopo essersi sottomesso a lunghe ore di ginnastica, e corse di chilometri in luoghi avversi. Per dolce si regalava salite per colline e montagne, in modo che il paesaggio gli dolesse nelle gambe e nel fiato e non interrompeva mai né per il freddo né per la pioggia.
Era un autodidatta nell'arte dell'autosacrificio.
Curava la sua dieta, tanto salutare, orribile e dietetica da essere sufficiente per sospettare tutto l'odio che aveva per se stesso.
E la moretta era il piacere
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